“I romanzi lunghi scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s’allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono.” Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, 1979
Partiamo da questa provocazione di Calvino per parlare di due autori che hanno fatto del genere breve la loro scrittura.Alice Munro è nata nel 1931 in Canada, Raymond Carver è nato invece nel 1938 negli Stati Uniti. Entrambi, pur provenendo da famiglie comuni, più umile quella di Carver, hanno sviluppato e si sono appassionati di letteratura e scrittura fino a diventare punti di riferimento importanti di un genere e di uno stile narrativo poetico e fotografico che descrive vite e persone comuni del loro tempo.
“Il racconto è una composizione narrativa in prosa, relativamente breve. Per quanto riguarda la lunghezza, esso può essere di 1-2 pagine, definito racconto brevissimo o di una decina di pagine, per cui si parla di racconto breve; oltre la trentina si inizia a parlare di racconto lungo, o più frequentemente di un romanzo breve. Proprio a causa delle sue ridotte dimensioni, il racconto richiede un’attenta misura nei dettagli e comporta necessariamente alcune caratteristiche strutturali. Un racconto presenta un’unica trama che ruota attorno a un solo evento principale; presenta e approfondisce pochi personaggi e non sviluppa molti intrecci. Tutto questo è dato dal fatto che un racconto nasce quando si vuol narrare il verificarsi di un evento: è la fotografia di un fatto, realistico o fantasioso, che solitamente viene scritto a fini di semplice divertimento o con intenti allegorici o altro. I personaggi e lo scenario (tempo e luogo) sono ben espressi in poche righe; possono essere presenti dei dialoghi che aiutino a vivacizzare il racconto. Dopo lo svolgimento della storia si ha sempre un finale, inaspettato o meno e talvolta può essere presente il cosiddetto “finale aperto“ (di Marina Mancusi).
Per avvicinarci a questi due autori ho scelto due racconti: Il “Cowboy della Walker Brothers” della Munro e “Perché non ballate?” di Carver.
In entrambi i racconti il protagonista è un uomo, in entrambi i racconti la storia si snoda intorno a una giornata della loro vita, una giornata sicuramente particolare.
Nel racconto della Munro l’uomo porta con sé i figli nel suo giro quotidiano da rappresentante e la figlia fa da voce narrante.
L’uomo vorrebbe che anche la moglie andasse, ma lei preferisce rimanere a casa a “riposare”.
Capiterà così (per caso?) da una vecchia amica che vive con la madre, l’amica si farà bella e metterà una musica in onore del loro incontro “fammi ballare Ben…”. La figlia è incuriosita e osserva ciò che accade, poi con il suo fratellino e il padre risalgono in macchina per tornare a casa “mio padre non mi dice di non parlare di quello che è successo ma lo so da me…”.
Nel racconto di Carver l’episodio ha invece uno spunto surreale, il protagonista decide di mettere in mostra nel proprio giardino l’arredo della propria camera da letto.
Ci sono i comodini e le lampade “…dalla parte di lui e dalla parte di lei” lui osserva il tutto bevendo un “whiskey”.
Una giovane coppia è incuriosita da quella singolare esposizione e vuole acquistare qualcosa, ma l’uomo li invita a ballare.
Ballerà lui stesso con la ragazza e “lei si sentì piena di una insopportabile felicità”.
Short stories con “un che” di inquietudine che trapela dall’incedere delle parole che leggiamo, sguardi su vite accennate e incerte che fanno sentire afflati e distanze, paure, speranze, gioie e difficoltà dell’esistenza quotidiana,
“… andiamo a vedere se il lago c’è ancora”.
Le raccolte che contengono i due racconti proposti sono:
Alice Munro “Danza delle ombre felici” Einaudi;
Raymond Carver “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” minimum fax.
Sui due autori:
https://www.mondadoristore.it/13/10/alice-munro-nobel-letteratura/
Raymond Carver